L’arte di addestrare un cavallo di André Douschka Besson Tratto dell’articolo scritto per il Mensile CONNECT, edizioni sett./ott./dic. 1999, autore André-Douschka Besson. I tempi di apprendimento per i cavalli sono soggettivi, quindi gli “esercizi” che ho riportato di seguito, variano da soggetto a soggetto. Chi è profano in materia, comunemente crede che addestrare un puledro o un cavallo sia semplice, ma si sbaglia. Infatti, è un’operazione tutt’altro che facile, direi piuttosto complessa, perché oltre alle conoscenze tecniche e all’esperienza (che di apprendono dopo anni di scuola e di pratica) occorre una buona dose di sensibilità e di pazienza. Ecco cosa fare durante la prima settimana. Per prima cosa gli va insegnato a “seguire” fiducioso con la “capezza” (o cavezza) a mano; poi piano piano si comincia a farlo girare a “lunghina” (o longia), facendogli compiere un cerchio di circa 12 m. da diametro, all’inizio sarebbe meglio disporre qualcuno che ci aiuti. Con lunghina in una mano e frusta lunga nell’altra, richiedere al cavallo più franchezza possibile nelle varie andature, senza però stressarlo più di tanto. Per farlo partire al trotto, schioccare la lingua sollecitandolo (il meno possibile) con la frusta. È importante cercare di mantenere una buona cadenza schioccando sempre la lingua ad ogni battuta del cavallo, poi ogni due, intervenendo quando il posteriore interno va in appoggio, per poi rendere i nostri interventi più rari e mirati. È molto importante non dimenticare mai di premiare il nostro allievo con la voce, una carezza o una carota, mela ecc. … ogni volta che ha eseguito bene un esercizio da noi richiesto; rimanendo in ogni caso ferrei nelle nostre richieste, ma dolci nei suoi confronti. Quando il cavallo ha cominciato a rilassarsi e rispondere con sincerità ai nostri comandi è giunto il momento di sellarlo (seconda settimana). La sella va messa sulla schiena del cavallo con estrema delicatezza e cura maniacale per prevenire qualsiasi tipo di ferita causata dalla errata sistemazione della suddetta.È giunta finalmente l’ora di cavalcare il nostro amico destriero. Il fine di tutto questo non è (come nei films) fare un rodeo o una prova di forza, per poi sentirsi veri cavalieri o domatori, tanto il più forte è e rimane sempre il nostro simpatico quadrupede; anzi un bravo addestratore ottiene di più, usando come metodo di persuasione la dolcezza, l’astuzia e l’intelligenza che ci contraddistingue dagli animali, anziché la violenza e la brutalità che purtroppo si vede assai spesso rivolta ai nostri amici cavalli e non solo. Il momento in cui una persona monta per la prima volta un puledro, per quest’ultimo è un po’ come perdere la verginità; per questo vanno usate tutte le accortezze possibili per non traumatizzarlo cosicché il lavoro per lui diventi un gioco e un piacere, non una punizione.Avendo imparato a lavorare a lunghina con noi sopra (terza settimana) rispondendo ai comandi che gli diamo, è giunta l’ora di lavorare soli (uomo-cavallo) nel maneggio o rettangolo adeguatamente recintato e avendo cura che il fondo sia abbastanza morbido e non scivoloso. Questo è un momento molto delicato, in cui ogni errore potrebbe avere ripercussioni negative sull’impulso e sulla serenità d’animo che il nostro amico ha fin qui avuto. È di fondamentale importanza, almeno nel lavoro montato del puledro, usare stichiere e paraglomi per evitare che si feriscano toccandosi con i piedi (cosa abbastanza frequente). È molto più facile lavorare su di un cavallo vergine piuttosto che correggerne eventuali vizi. Personalmente, in questa fase dell’addestramento preferisco lavorare con un cavezzone da doma che agisce sul setto nasale del puledro risparmiandogli la bocca. All’inizio, oltre a lavorare sulle spalle (un cavallo ben addestrato deve impegnare soprattutto i posteriori per alleggerire l’avantreno) cammina storto e disunito. Per questo motivo va fin da subito incanalato fra due gambe sul costato in modo alterno come se camminaste con lui (gamba sinistra quando l’anteriore sinistro è in levare e viceversa con la destra) spingendo in avanti col bacino. Per intensificare l’azione delle gambe è molto utile un frustino mentre sono assolutamente da evitare gli speroni per almeno le prime due settimane di lavoro montato, onde evitare che il puledro si impaurisca delle gambe o diventi freddo alle stesse. La durata del lavoro in maneggio, all’inizio non deve essere superiore a ca. 30 minuti, per non affaticare e annoiare il nostro fedele compagno. Inoltre è importante cessare qualsiasi intervento non appena il cavallo risponde, e far effettuare numerose transizioni – alt – passo – trotto e viceversa – per incrementare l’impulso e la concentrazione stessa del nostro affettuoso quadrupede. È bene limitarsi ad eseguire, oltre alle suddette transizioni, cambiamenti trasversali ogni due o tre giri, e ampie volte ad entrambe le mani. Dopo circa un mese potremmo provare a mettere il filetto al nostro allievo (lasciandogli il cavezzone ancora per almeno una settimana). Essendo i cavalli rinomati golosi, prendiamoli per la gola, mettendo le prime volte dello zucchero o simili sul filetto (o morso snodato) che deve essere grosso per non fargli male, e possibilmente di rame, che oltre ad essere leggero gli facilita la salivazione, e di conseguenza lo accetteranno più volentieri. Ora che il nostro bravo cavallino comincia a rendere proprie alcune conoscenze di base, possiamo cominciare a chiedergli delle leggere flessioni laterali della nuca e dirette di tutta l’incollatura. Quella laterale si chiede da fermi, mentre la diretta si chiede andando avanti con decisione per non contrapporre l’azione delle mani a quella delle gambe (per ovvi motivi di spazio non posso dilungarmi sul cosa sono e come si eseguano tecnicamente molti degli esercizi come appunto le flessioni e tutti quelli che seguiranno). Come il cavallo accenna a flettere, cedere immediatamente le redini per premiarlo, e fargli i complimenti. Come ho già scritto, il puledro, quando viene montato, all’inizio è totalmente squilibrato (fisicamente). È quindi consigliabile, per fargli trovare il proprio equilibrio, alternare lezioni in maneggio a lunghe e rilassanti passeggiate in campagna su terreni vari, alle tre andature, privilegiando il passo lungo e il trotto medio lungo. Va sempre tenuto presente che il cavallo completa la sua crescita a 5 anni, quindi è estremamente deleterio per lui e degradante per noi, cominciare a domarlo prima che abbia compiuto almeno 3 anni di età. Purtroppo ci sono tanti incoscienti che si improvvisano domatori o addestratori saltando sul loro puledro (che non può parlare) di due anni o poco più, non rendendosi conto del male presente e futuro che provocano alla loro sfortunata cavalcatura.
Douschka Besson ha avuto il suo approccio con i cavalli all’età di sette anni presso il maneggio di famiglia. Ha perfezionato la sua tecnica frequentando diversi centri ippici in Italia e all’estero. Attualmente svolge l’attività d’addestratore e istruttore presso l’associazione ippica “DUSKA” nella quale ricopre anche la carica di presidente.Oltre al cavallo (qui da noi) ci sono due piscine qui vicino; una piscina coperta a Pitigliano, aperto tutto l’anno, e una piscina scoperta a Montorio aperta da Aprile a Settembre.